anteprima
Vedano Aperta
15/12/2019
Natale 2019

Nel messaggio per il Natale del 1960, san Paolo VI citava una famosa affermazione dello scrittore Albert Camus tratta dalla sua opera teatrale Caligola: «Questo mondo, così com’è fatto, non è sopportabile. Ho perciò bisogno della luna, o della felicità, o dell’immortalità, di qualche cosa che sia forse pazzia, ma che non sia di questo mondo». E poi continuava così: Il messaggio ch’io ho per Te, uomo d’oggi, è ancora quello del Natale: «Non aver paura! (questa è la prima parola: non aver paura!). Ecco: io vi porto una lieta novella, che sarà di grande gioia per tutto il popolo. Oggi vi è nato… il Salvatore, che è Cristo Signore!». Uomo d’oggi, Tu non sei insensibile a questo fatidico annuncio! Io lo so. Tu hai gli occhi sbarrati; io lo vedo; Tu sei profondamente commosso. Non lo vuoi dire; ma Tu piangi; Tu esulti! Tu non parli, ma io indovino le questioni che Ti balzano in cuore: Dov’è? Chi è? È proprio vero? È proprio per me? Sì. È venuto Chi ci può salvare. È venuto per noi. È nostro Fratello. Ed è il Verbo di Dio fatto uomo. È Colui che conosce l’uomo. È Colui che conosce il dolore. È Colui che instaura l’amore nel mondo; colui che dà la pace, la verità, la grazia, la gioia, la Vita. Si chiama Gesù Cristo, nostro Signore e nostro Salvatore.
Ma è proprio vero? È la domanda che attraversa il cuore di ogni cristiano, una domanda che ci turba, che ci inquieta. Anche perché il nostro Dio - in contrasto con le nostre attese – ha scelto, dalla culla alla croce, la strada di una «scandalosa impotenza», la strada della debolezza, del “nascondimento”, la strategia del “chiaroscuro”. È proprio vero? Può sembrare una pazzia, ma è proprio questa la pazza e audace fede dei cristiani: non solo c’è un Dio, ma questo Dio si è fatto uomo, si è fatto bambino, ha preso casa fra gli uomini, ha vissuto la vita di un uomo, ha avuto una madre, degli amici che ha molto amato, ha sofferto, è stato ingiustamente condannato a morte, ha avuto anche lui paura della morte. Dio, un neonato! Un Dio in cerca di caldi abbracci per riuscire a vivere, a crescere. Un Dio senza parole, solo sguardi, sorrisi, lacrime. Dio viene, si fa bambino. E un bambino non attende altro che di essere amato, così il nostro Dio. Dio viene per dirci che ci è vicinissimo, perdutamente e teneramente. Per dirci che ci ama da sempre e per sempre con una fedeltà "cocciuta" e insuperabile. È questo l’evento, tanto più grande dell’intelligenza umana, che ci racconta ogni anno il Natale e la meraviglia si ripete! Che stupendo il Natale! Una festa che da sempre ci “ruba” il cuore e ci riempie di speranza.
Ho avuto la fortuna di andare più volte a Betlemme: lì, nella Basilica della Natività c’è una porta d’ingresso così bassa che ti obbliga a curvarti per poter entrare. Come a dire che se vuoi trovare davvero il Bambino deve farti anche tu bambino, devi farti piccolo perché nessuno riesce a trovare Dio se non con un “cuore di bimbo”, un cuore che crede alle sorprese, alle sorprese di Dio! Che stupendo il Natale! Ogni anno va ricreduto! Perché Natale è lo scandalo di un Dio che disobbedisce all’immagine tutta umana che ci siamo creati di lui, che non rispetta la nostra logica. In questo Natale lasciamoci "prendere il cuore" da questo Bambino, lasciamo che ci parli, sentiamoci presi per mano, illuminati, rafforzati, consolati, perdonati, fatti nuovi da questo Bambino. Guardare e ascoltare, in silenzio! Il silenzio ci “travolge” nei momenti più belli o più duri della nostra vita: di fronte a un amore che nasce e cresce, a una nuova vita che apre gli occhi su di noi, allo spettacolo delle stelle e del cielo, a un dono inaspettato, a gesti splendidi di solidarietà e di condivisione ma anche all’intensità incancellabile di un dolore, di una morte. E nel silenzio nascono le domande più laceranti, i dubbi crescono o si sciolgono, le scelte radicali si compiono. È solo nel silenzio che possiamo accogliere e ascoltare l’altro e l’Altro che è Dio, che possiamo imparare e vivere lo stile del nostro Dio, lo stile dell’Incarnazione che ci invita alla tenerezza, alla giustizia, alla solidarietà, alla speranza, all’amore concreto e liberante per l’uomo. Racconta un detto ebraico che “Ogni secondo del tempo che ci attende è la piccola porta attraverso cui può entrare il Messia”, allora socchiudiamo almeno un po’ la porta del nostro cuore in questo Natale … il resto lo farà Dio.
don Daniele


Parrocchia S.Maurizio di Vedano Olona - email: vedanoolona@chiesadimilano.it
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