Carissimi,
vi spero tutti in forma, anche se non in piena salute, vista l’anagrafe.
Quello che ci aspetta è un Natale più povero, meno chiassoso, più interiore; quindi più vero.
Ve lo auguro di tutto cuore. E’ ben rappresentato in questo disegno perché Natale e Pasqua sono uniti. Se ingrandite il volto di Gesù coronato di spine, vedrete il presepio: tutto viene dal Padre, Gesù al centro, Maria e Giuseppe negli occhi e le pecorelle (noi) nel mento.
Anche per me, questa volta, è un Natale molto diverso.
Questi auguri infatti ve li mando proprio da dove sono nato 78 anni fa, il 7 del 7.
Ero venuto su dal Ciad in luglio, dopo tre mesi di cure e apprensioni perché ero un po’ rotto: il cuore in subbuglio con 130/140 battiti (ami troppo, diceva qualcuno), la tiroide con valori sballati, ecc… L’endocrinologo, visto l’insieme e le pillole che prendevo, m’ha detto:
Ha rischiato, padre, lo sa. Si, però ci son ancora, gli ho risposto.
Dopo tre mesi di verifiche e pillole, in ottobre m’han fatto la cardioversione; han bloccato il cuore e con una forte scossa l’han fatto ripartire (x fortuna), con i battiti normali.
Nel frattempo il ginocchio ha detto: son 78 anni che ti porto, non ti accorgi? E come, gli ho detto, di notte a volte non riesco neanche a dormire. E allora? A Cavalese: una piccola serie di infiltrazioni di cortisone ogni due settimane, poi si vedrà, forse anche dell’acido ialuronico. Poi? “Il Ciad ti aspetta”, mi scrive il nostro responsabile e aggiunge altre espressioni che usavo: La profezia! Prima il cherigma, poi le strutture umane e solo dopo i mattoni. Sarò incaricato di 12km2 di periferia/gente di N’Djamena; messa nella prigione, ecc…1 video sulla sanità in Ciad.
Tutto questo, inshalla e covid19 permettendo.
Un abbraccio spirituale ed una preghiera reciproca. Un Dio che si fa come noi? Da non credere.
Sempre vostro, P. Luigi Moser