… è quanto mi sento domandare da varie parti. Mi fa venire a mente quanto si legge in Inglese della notte in cui Gesù è nato. Nella notte tutto era still, cioè sospeso, silenzioso, in attesa di un cambio che quel frangente storico disperato più che attendere esigeva. Sembra che la situazione di quest’anno non sia così dissimile tutto sommato.
Quante volte abbiam ripetuto con tanta retorica che il Natale consumistico non ci piaceva più, ma poi abbiam fatto ben poco per cambiare; dubito che anche quest’anno marchi un cambio profondo, però qualcosa si, cambierà, e questa è “Buona Notizia”, cioè Vangelo!
Coi giovani Gim ci siamo resi conto che abbiamo per anni cercato Dio dove Lui non fosse, e per questo non l’abbiamo trovato; però Lui c’è, è venuto e verrà, se lo vogliamo trovare! Certamente la pandemia non è nel disegno di Colui che ci vuol bene, ma altrettanto certamente in Lui possiamo trovarci un senso. E allora, si, Natale ci sarà, più vero perché sofferto, più reale perché agognato, che ci spiazzerà perché inedito e dunque davvero nuovo, diverso, come dovrebbe essere ogni anno il Natale, così che non faccia la muffa, come il gorgonzola!
Questi mesi spono stati importanti anche per me e han segnato la mia partenza, rocambolesca, da Venegono e dalla mia missione tra e coi giovani. Muoversi tra le zone di tutti i colori in cui l’Italia è divisa è stato difficile; il fatto che anche in comunità abbiamo avuto dei casi di Covid non ha facilitato l'opera, però alla fine sabato 12 Dicembre (chissà che la Madonna di Guadalupe non ci abbia messo le mani…?) son riuscito ad arrivare a Firenze, prima tappa verso sud, l’Uganda!
A Firenze ero già stato da poco, e anche li con difficoltà, per ricevere il 16 Ottobre il mandato missionario della mia chiesa di origine, alla presenza del nostro vescovo, il cardinal Betori. Ero in compagnia del p Raoul che prenderà il mio posto e da un giovane del Gim, Mattia. Una trasferta di meno di un giorno perché ci aspettava, in presenza, il week end GIM coi giovani appena poche ore dopo.
Il sabato seguente, poi, ho ricevuto il mandato missionario anche da quella Chiesa di Milano con la quale mi sono identificato e con la quale ho respirato in questi anni. Sono… pluri diplomato: se non riesco a ripartire adesso non lo faccio più.
Lasciare Venegono non è stato indolore; per noi pastori che ci inseriamo profondente nel vissuto della gente ha significato davvero lasciare persone con le quali si è condiviso molto, con le quali si è entrati in amicizia ed empatia profonda, con le quali si sono condivisi momenti e situazioni belle e difficili di grande intensità. Coi giovani del GIM e con tanti altri giovani, inclusi i miei amici tossicodipendenti, certamente si è fatto un cammino particolare ed il distacco è stato ancor più sentito, però anche significativo. Aiutiamo i giovani a crescere nella missionarietà, in un impegno reale e fattivo nella loro realtà ma senza mai chiudersi
a una missione che raggiunga il mondo intero. Credo che in questo senso il segno più bello che si possa dare è allora proprio il lasciare, il partire, l’andare a cambiare la vita di altri.
Come sempre trovo incredibilmente bella la parola di papa Francesco che per la giornata della pace dell’anno prossimo ci parla di cultura della cura!
Ci ricorda che “Nella sua compassione, Cristo si avvicina ai malati nel corpo e nello spirito e li guarisce; perdona i peccatori e dona loro una vita nuova. Gesù è il Buon Pastore che si prende cura delle pecore, è il Buon Samaritano che si china sull’uomo ferito, medica le sue piaghe e si prende cura di lui.
Al culmine della sua missione, Gesù suggella la sua cura per noi offrendosi sulla croce e liberandoci così dalla schiavitù del peccato e della morte. Così, con il dono della sua vita e il suo sacrificio, Egli ci ha aperto la via dell’amore e dice a ciascuno: “Seguimi. Anche tu fa’ così”.
Mi si chiede da più parti che senso abbia partire per l’Africa in un momento di così grande bisogno ovunque e dunque anche qui. Eppure proprio in questo momento in cui siamo tutti sulla stessa barca, come diceva Francesco, mi sembra così chiaro che non è assolutamente possibile pensare se non in modo globale. E allora… c’è certamente bisogno di qualcuno che parta perché la vita si diffonda ovunque.
Partire non è facile …anche per via del Covid ma più concretamente, nel mio caso, delle elezioni presidenziali che si avranno a Febbraio in Uganda. Purtroppo in Africa (un po’ come negli USA) le elezioni son sempre momenti di grande incertezza. In Uganda prima o poi il presidente che, quasi come la regina Elisabetta, regna fin dal 1986 dovrà prima o pi andarsene. Solo che…non ne ha davvero l’intenzione.
E così mi sembra più opportuno aspettare che le acque si plachino e poi partire. Al momento non so neanche dove “atterrerò” e cosa sarò chiamato a fare; anche in Uganda siamo con l’acqua alla gola e ci son diverse criticità che han bisogno di essere rafforzate, e ancora non mi han detto a quale di queste sarò assegnato. Io…non ho problemi, basta non imparare ancora una lingua diversa visto che alla mia età la memoria fa cilecca! Così quando saprò…vi dirò.
Ti mando un abbraccio libero da Covid e ti auguro un Natale vero, ricco della cura del Signore per te e della tua per il mondo!
P Maurizio